27 Gennaio - Giorno della Memoria

"Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo nel portarla. Senza memoria non esisteremmo e senza responsabilità forse non meriteremmo di esistere". (José Saramago).

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da Segreteria

del mercoledì, 31 gennaio 2024

Sono passati quasi ottant’anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz e ancora oggi, l’eco di questa “tempesta devastante” che ha coinvolto e sconvolto il mondo si fa sentire con drammatica forza in tutti quei luoghi chiamati a NON DIMENTICARE, primo fra tutti la scuola. Ed è così che in tutte le classi si sente la necessità di trovare un modo adeguato per non lasciar correre un fatto così drammatico e per non lasciare spazio a quella parola che diventa un vero e proprio pugno nello stomaco al binario 21 della stazione ferroviaria di Milano: INDIFFERENZA.
 “L'indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore. L'indifferenza è complice dei misfatti peggiori” - dice Liliana Segre in uno dei suoi discorsi presso gli atenei universitari e lascia i ragazzi sbigottiti davanti all’evidenza che spesse volte, per tanti dei testimoni della Shoah, questa indifferenza ha lasciato, nei sopravissuti, segni ben peggiori della violenza stessa.

LA STORIA CI INSEGNA … MA CHE CI INSEGNA? Dice un verso della canzone “L’Italia di Piero” di Simone Cristicchi e mai domanda è più azzeccata in un contesto storico come il nostro che sembra affermare quanto poco il passato sia riuscito a eludere un presente altrettanto nefasto.
Perché allora affrontare ancora questa tematica a scuola? Una delle risposte più sensate che sono state scritte  è tratta forse da Anniek Cojean, in “Les mémoires de la Shoah”, pubblicato in Le Monde del 29 aprile 1995.
In questo racconto si dice che un preside di liceo americano aveva l’abitudine di scrivere, ad ogni inizio di anno scolastico, una lettera aperta ai suoi insegnanti che recitava esattamente queste parole: 

"Caro professore,
sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. 
I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere:

camere a gas costruite da ingegneri istruiti,
bambini uccisi con veleno da medici ben formati,
lattanti uccisi da infermiere provette,
donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e università.
 
Diffido - quindi – dell’educazione.
 
La mia richiesta è la seguente: aiutate i vostri allievi a diventare ESSERI UMANI.
I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti.
 
LA LETTURA, LA SCRITTURA, L’ARITMETICA NON SONO IMPORTANTI SE NON SERVONO A RENDERE I NOSTRI FIGLI PIÙ UMANI."

Ecco forse allora a cosa serviamo noi in- SEGNA-nti: ad umanizzare i contenuti per lasciare nei nostri bambini e nei nostri ragazzi un SEGNO che faccia eco, nella loro testa e nel loro cuore, per tanto tempo.

"Forse un giorno avrai la fortuna di incontrare sulla tua strada una PIETRA DI INCIAMPO per ricordarti che il momento giusto  per riflettere è adesso e non domani".

Le nostre riflessioni