Dal globale al particolare: l’Ente Nazionale Sordi entra a scuola

Il giorno 20 novembre, nella GIORNATA INTERNAZIONALE dei DIRITTI DEI BAMBINI, la Scuola Primaria di Sanguinetto, ha dato vita ad un progetto interdisciplinare, in collaborazione con l’ENTE NAZIONALE SORDI della provincia di VERONA.

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da Segreteria

del domenica, 03 dicembre 2023

La nostra proposta di collaborare insieme era partita a fine agosto e già da subito, il Presidente dell’ENS, Pierluigi Corbellari e tutti i membri del Consiglio, avevano dato massima disponibilità a collaborare con la scuola per far conoscere ai terzi la realtà della comunità sorda.
L’obiettivo del progetto era insegnare ai bambini la CORRISPONDENZA tra le parole e i gesti avviandoli a segnare parole semplici in LIS per comprendere quanto, in questa lingua, più che in altre,  ciò che si dice non può mai essere difforme da ciò che si fa.
La lingua italiana dei segni infatti, dimostra nella sua applicazione concreta, che c’è solo un modo vero di comunicare ed è fatto di ATTENZIONE, PAUSE E SILENZI. E ogni gesto è COERENTE con il suo significato: non c’è una spinta che vuol dire affetto, non c’è un graffio che vuol dire amore; c’è invece un pugno che sale dal petto e si apre davanti al cuore per dirti “mi dispiace” o c’è una mano che accarezza dolcemente il viso per dirti “per favore”. E nessuno parla sopra nessuno. Non esiste il concetto della presa in giro; se vuoi capire veramente l’altro devi guardarlo in faccia; non è ammessa quell’ironia amara alla quale assistiamo spesse volte noi; esiste solo la magia di un corpo che parla senza parole e che sa aspettare la risposta.
Solo queste cose messe insieme, basterebbero a cambiare il mondo.
Portare questo tipo di linguaggio a scuola aiuta i bambini a capire quanto può essere escludente parlare avendo qualcuno alle nostre spalle; quanto è importante il silenzio nel momento in cui tu sei l'interlocutore che ascolta; quanta fiducia passa anche e soprattutto dalla pelle quando è il corpo che parla e quante cose sanno raccontare gli occhi se chi ascolta, presta attenzione. 
Quante volte, noi udenti, ascoltiamo  contemporaneamente più persone ma, in realtà, non diamo la giusta importanza a nessuno? Quante volte, per la fretta di giungere subito al nocciolo di un discorso, perdiamo nel mentre mille parole che avrebbero dato allo stesso un significato diverso? 
Ci facciamo sempre inghiottire dalla fretta e in mezzo ci perdiamo per strada dei pezzi che sarebbero importantissimi da tenere. E in mezzo a un mondo che corre veloce e non da il tempo di pensare ma ti chiede solo di rispondere, i gesti perdono di significato e insieme alle parole scadono nel “tutto fa lo stesso”. 
Ecco perché, in un tempo dove sembra che la scuola debba puntare tutto sulla digitalizzazione del sapere, noi scommettiamo ancora su un apprendimento che mette le sue basi all’interno di un io che cresce e che per diventare grande ha bisogno di cercare e trovare dentro di sé gli strumenti per affrontare il mondo, UMANIZZANDOSI. 
È solo nell’incontro con gli altri che ognuno di noi fa esperienza vera di se stesso e la scuola rappresenta per tutti la prima vera socializzazione. 
Alla luce degli ultimi fatti di cronaca che ci hanno messo davanti troppo spesso generazioni di adolescenti che danno sfogo agli istinti SENZA PASSARE DALLE EMOZIONI, abbiamo pensato a quanto sia necessario tornare indietro per fermare l’attenzione di chi cresce sulla meraviglia che si nasconde nell’essere per-sone (sono- per) che danno valore alle parole e ai gesti e trovano negli altri, tesori da proteggere e non nemici da distruggere. Ogni persona che condivide con noi questo pezzo di Terra si merita il nostro rispetto: fare degli altri bersagli della nostra ignoranza racconta quanto ancora siamo lontani dall’evoluzione. Abituare i bambini alle differenze li aiuta a sviluppare forse l’unico tipo di intelligenza che salverà il mondo: quella emotiva. È in quel solco emozionale che fa da cassa di risonanza tra l’istinto e l’azione che nascono tutte le idee del bello e in mezzo ai meccanismi tecnologici di un pensiero binario incasellato tra un sì e un no, trova spazio ancora l’inferenza di un pensiero libero e razionale mitigato dai sentimenti: la capacità di sentire con la mente ciò che dice il cuore, prestando attenzione a sé e agli altri. Portare la lingua dei segni a scuola è una grande ricchezza: in quei gesti che animano le mani e illuminano gli occhi aiutandosi con l’arcata delle sopracciglia, si nasconde lo spettacolo silenzioso di un Pianeta intero che ci chiede di rallentare e di prestare attenzione.
Ed è questo silenzio che è entrato a scuola e che i bambini hanno accolto con rispetto e meraviglia.
È stato bello vedere quanto a volte le cose sono più semplici di quanto si crede e i muri esistono solo fino a quando non provi ad abbatterli.
A distanza di una settimana, ancora ci sono bambini che si salutano in corridoio segnando o che in classe fanno domande utilizzando la digitalizzazione dell’alfabeto LIS.
E in mezzo ci sono famiglie intere che per una sera si sono sedute sul divano a imparare dei gesti con i loro figli prendendosi quel tempo che a volte manca per dare significato e valore alle cose.
Tutto questo ci insegna che la scuola è fatta di verifiche, interrogazioni, voti ma prima ancora è fatta di materiale umano preziosissimo che sta cercando di prendere una sua forma e anche la nostra realtà educativa deve fare la sua parte in questo processo perché è proprio adesso che gli adulti possono fare la differenza seminando quei contenuti che non raccontano soltanto le discipline ma sanno ispirare emozioni, sentimenti, riflessioni e vita.

"Non è difficile prendere decisioni quando sai quali sono i tuoi valori”.
- Roy Disney -

Quando è il corpo che parla